L’IA generativa cambierà il mondo: questa è la frase che sentiamo ripetere in questo ultimo periodo. Ma come funziona? In sostanza, si basa su reti neurali che permettono di riconoscere dei modelli e generare nuovi contenuti.
Quando definiamo “reti neurali” abbiamo come l’impressione di parlare di qualcosa di futuristico, ma in realtà il concetto è molto più concreto e a portata di mano: i computer tradizionali, così come li conosciamo, lavorano in seriale ad una grande velocità e concentrando il tutto all’interno di una memoria centrale. Le reti neurali, invece, lavorano come la mente umana, ovvero in parallelo ed elaborano informazioni distribuendole nei vari nodi della rete (e non nel famoso “hard disk” centrale).
Questa “rete” permette di essere adattata, addestrata per meglio dire, ad ogni singola necessità che potrà rispondere ogni volta in modo diverso, in base ad ogni singola richiesta e in modo ogni volta originale. Ecco a voi quindi l’intelligenza artificiale generativa.
Sequoia Capital, venture capital con sede in California e focalizzata su investimenti in campo tecnologico (ha lanciato società come Apple, Google, Paypal e YouTube, solo per citarne alcuni), ha pubblicato in questi ultimi giorni una ricerca particolarmente interessante e focalizzata proprio sull’IA generativa: ha definito come cambierà il modo di lavorare in tutti i settori ma soprattutto ha disegnato una mappa sullo sviluppo software tutt’altro che terminato, puntando l’attenzione su alcune aree in particolare:
Viene definito DevTools 2.0, ovvero Copilot: sfrutta il modello Codex di OpenAI e potrebbe essere solo l’inizio della trasformazione dell’intelligenza artificiale del modo in cui lavorano gli ingegneri del software. Viene sfruttata la potenza dei modelli linguistici di grandi dimensioni, costruendo strumenti per aiutare i professionisti a scrivere, codificare, progettare e creare contenuti multimediali. Ci sarà un “Copilot per avvocati“, “Copilot per medici” e “Copilot per designer” e molti altri “Copilota per X cose“, così definisce Sequoia Capital con fonte del grafico che proponiamo qui in questo articolo: https://www.sequoiacap.com/article/ai-powered-developer-tools/
Ma non è finita. OpenAI in questi ultimi giorni ha annunciato il supporto a nuovi plugin di terze parti per ChatGPT, prototipo di chatbot già diventato celebre, basato su intelligenza artificiale e apprendimento automatico.
In un post sul blog ufficiale dell’azienda, affermano che questi plugin sono “strumenti progettati appositamente per i modelli linguistici – con principio di sicurezza fondamentale – che aiutano ChatGPT ad accedere a informazioni aggiornate, eseguire calcoli o utilizzare servizi di terze parti“.
Alcune aziende non si sono fatte pregare: Expedia, Kayak, Instacart, OperTable, Speak e altri sono stati già realizzati e pronti all’uso.
Ma facciamo un esempio pratico per capirci meglio: un utente può abilitare il plugin di Expedia per generare un itinerario di viaggio ad hoc semplicemente attraverso una conversione in chat con ChatGPT, le informazioni fornite si agganciano ai dati messi a disposizione da Expedia, dai prezzi e orari dei voli, hotel, noleggio auto e quant’altro. Il tutto è istantaneo, naturale, anzi potremmo dire “neurale”. Poi, naturalmente, al momento dell’acquisto, ci sarà un redirect al sito Expedia per l’acquisto finale.
Questo è un segnale rivoluzionario che permette a OpenAI di posizionarsi in modo particolarmente strategico come una piattaforma dedicata anche per sviluppatori. Dopo tanti anni di sviluppo su un mercato saturo fatto da applicazioni mobile (iOS e Android) con evidenti capacità creative e di monetizzazione, finalmente l’attenzione si sposta su nuovi scenari, tutti da scoprire.