In un’ampia intervista del 23 febbraio scorso, al “New York Magazine” sul tema delle cryptovalute, il presidente della SEC, la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti, Gary Gensler ha affermato che “tutto ciò che non è Bitcoin” rientra nel mandato dell’agenzia e quindi si può considerare security.
Questo significherebbe che un token dovrebbe essere registrato presso la SEC, prima di essere emesso, con indiscutibili vantaggi di gestione e controllo da parte della commissione gestita da Gensler. Difatti, quest’ultimo, continua ad affermare questo genere di dichiarazioni già da diversi anni.
Ma con la sempre maggiore consapevolezza di questa nuova industria, anche gli studi legali più importanti hanno iniziato ad esaminare questo settore, affermando che la Securities and Exchange Commission non ha la posizione legale né per fare questo genere di sorveglianza, né per effettuare questo tipo di comunicazione che di fatto influenza un mercato intero.
Jake Chervinsky, avvocato e responsabile delle politiche presso il gruppo di difesa delle cryptovalute Blockchain Association, ha sostenuto in un tweet del 26 febbraio che “l’opinione di Gensler non è la legge”.
Anche l’avvocato Logan Bolinger è intervenuto: “le opinioni di Gensler su ciò che è o non è una sicurezza non sono legalmente affermabili”.
Altre azioni legali di questo tipo di stanno muovendo facendo chiaramente capire che Gensler non può fare il bello e cattivo tempo come meglio crede.
Ricordiamo infatti che dietro al crack di FTX, il più celebre exchange di crypto statunitente, sembra ci siano prove di un incontro fra Gary Gensler e Sam Bankman Fried, ex-CEO, prima del collasso da 14 miliardi di dollari della piattaforma che ha visto coinvolti migliaia di investitori di tutto il mondo.
C’è addirittura una petizione in corso per approfondire meglio il caso, piccoli e grandi investitori insieme agli studi legali tra i più importanti al mondo, hanno gli occhi puntati verso Gary Gensler, vedremo cosa davvero emergerà su questa complicata vicenda.