Le Blockchain come Bitcoin ed Ethereum hanno chiaramente un problema di scalabilità che non permette di sopportare un carico di transazioni molto elevato. Se per molti questo è usato come argomentazione per dimostrarne l’inefficienza della tecnologia, per gli addetti ai lavori non è affatto una novità.
Come diceva Al Finney agli arbori di Bitcoin: “Bitcoin stesso non può scalare per avere ogni singola transazione finanziaria […] inclusa in un blocco. C’è bisogno di un sistema di pagamenti di livello secondario che sia più leggero e più efficace.”
Il concetto di layer 2 nella Blockchain era quindi già in essere prima ancora che Bitcoin e le criptovalute venissero conosciute da milioni di utenti. L’idea di fondo è quella di creare due livelli in cui il primo, o L1, permette di avere un “Consensus Layer” in cui le transazioni sono certificate e un livello secondario, o L2, in cui le transazioni sono effettivamente eseguite.
Al momento le principali soluzioni di scalabilità sui vari protocolli esistenti si possono riassumere in 4 categorie:
- Payment/State Channel (L2), in cui l’esempio più famoso è Lightining Network per BTC e Raiden per ETH, in cui i pagamenti avvengono attraverso dei canali di pagamento fiduciari off-chain;
- Zero Knowledge Rollups (L2), ossia una soluzione che esegue e salva le transazioni offchain raggruppando (Rollups) all’interno di una transazione la prova (Zero Knowledge) di validità di tutte quelle al suo interno;
- Plasma (L2), ossia una combinazione di SmartContract e verifica crittografica che avviene nelle chain secondarie, ognuna con i propri meccanismi di convalida dei blocchi;
- Sidechains, ossia una #blockchain separata che funziona in parallelo a quella principale e che opera in modo indipendente. Ha il proprio #algoritmo di consenso (es. Proof of Authority) ed è collegato alla mainnet da un bridge apposito.
I protocolli layer 2 sono ancora molto giovani e in fase di sviluppo e ricerca, ma sono conosciuti nell’ambiente da diverso tempo e rappresentano senza dubbio il passo fondamentale per assicurare alle criptovalute un futuro mainstream.
Credits: Gianmarco Guazzo
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